I figli di Dio devono rispondere alla sofferenza e alle tribolazioni con la preghiera
L’Apostolo Giacomo, nelle esortazioni scritte alla fine della sua lettera, ha scritto, tra l’altro, queste parole:
«C’è fra voi qualcuno che soffre? Preghi.» (Giac. 5:13)
Quindi, cari nel Signore, quando vi trovate a soffrire, per malattie o per altre cose dolorose che vi accadono nella vita, sappiate che dovete mettere in pratica quanto Iddio ha disposto e ci ha fatto sapere tramite Giacomo, cioè dovete reagire alla sofferenza e al dolore mettendovi in preghiera, andando a trovare mediante la preghiera Iddio Padre nostro, perché solo da Lui si può ricevere vera ed efficace consolazione.
Anche Gesù ha fatto questo invito a coloro che soffrono:
«Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati,
e io vi darò riposo.» (Matteo 11:28)
Coloro che soffrono, sia fisicamente che per cose dell’animo, si sentono travagliati, provano un dolore profondo, il loro cuore è aggravato, perciò desiderano e cercano di liberarsi di ciò che li opprime, e cercano qualcosa che dia loro sollievo per la loro anima.
Ebbene, di qualsiasi cosa si tratti, il vero sollievo e riposo della propria anima può essere trovato solamente in Dio, mediante la preghiera nel nome di Gesù Cristo.
Per farvi un esempio di sofferenza vi riporto alla mente il ricordo della madre del Profeta Samuele, che era sterile e per tale situazione era molto aggravata e soffriva molto nel suo cuore:
«signor mio, io sono una donna tribolata nello spirito, … stavo spandendo l’anima mia dinanzi all’Eterno.» (1Sam. 1:15, 16)
Poi, dopo quella preghiera che fece con tutto il cuore, e noi crediamo che non ne fece solo una, ma era costante nel domandare sollievo per la sua sofferenza mediante la preghiera, trovò sollievo e riposo alla sua anima a motivo dell’esaudimento della sua preghiera.
Così pure devono fare tutti i figlioli di Dio, quelli che sono nati di nuovo e sono stati rigenerati spiritualmente, quando soffrono devono andare a Gesù e spandere la propria anima che soffre davanti a Lui e chiedere misericordia, ed il Signore li esaudisce, secondo la Sua volontà.
Bisogna anche sapere, come dice anche Giacomo, che coloro che non pregano, o pregano senza avere fede, non ottengono nulla dal Signore, quindi è necessario mettersi in preghiera e spandere il proprio cuore al Signore (cfr. Giac. 4:2), e farlo con fede, sapendo chi Egli è e che è il rimuneratore di chi lo cerca (cfr. Ebr. 11:6).
È necessario dire ancora questo, per completezza di argomentazione, che talvolta le sofferenze che affliggono i santi sono causate dal loro stesso peccato, perché vivono nel peccato, non si conducono in modo separato dal mondo come il Signore vuole, ma vivono nei loro piaceri facendo le stesse cose che fanno i peccatori del mondo, e tale cosa non piace al Signore.
Infatti, sta scritto:
«Tutti quelli che amo, io li riprendo e li castigo; abbi dunque zelo e ravvediti.» (Apoc. 3:19).
Tali parole erano indirizzate al ministro della Chiesa di Laodicea, ma sono da ritenere indirizzate anche verso tutti i figlioli di Dio; quindi, per tali motivi può accadere che Dio castighi i suoi figlioli che non camminano rettamente per farli soffrire e così “costringerli” a ritornare a Lui, prima con la preghiera, e dopo aver esaminato sé stessi ed aver compreso ciò che devono fare e ciò che invece non devono fare, siano sospinti a ravvedersi ed abbandonino il loro comportamento condannato da Dio e Gli chiedano perdono; ed Egli essendo misericordioso, rimetterà i loro peccati e rimuoverà la causa della loro afflizione (cfr. Giac. 5:15).
Oltre a quanto già detto, non bisogna tralasciare il fatto ulteriore insegnato dalla Parola, cioè che la sofferenza può, talvolta, essere causata da Dio per il bene di quel credente suo servo, per non farlo inorgoglire, ed in quel caso ciò che provoca sofferenza non sarà rimosso, ma rimarrà per il bene del credente, non per il suo male.
La sofferenza che Dio provoca a coloro che ama, non è neppure equiparabile al premio finale e la vita eterna che gli è riserbata alla fine della sua vita su questa terra, come Paolo ci dice di sé stesso:
«E perché io non avessi ad insuperbire a motivo della eccellenza delle rivelazioni, m’è stata messa una scheggia nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi ond’io non insuperbisca.
Tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me;
ed egli mi ha detto: La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza.» (2Cor. 12:7-9)
Dunque, cari nel Signore, è buono riflettere attentamente su ciò che vi ho esposto brevemente in questo scritto, soprattutto è necessario meditare e ricordare i passi riportati e citati, perché essi sono Parola di Dio e non d’uomo, e ci ammaestrano a reagire alle sofferenze, che nella vita ci capita di sperimentare, come piace al Signore, iniziando dal mettersi in preghiera.
Dunque, sapendo queste cose, e credendole col cuore e mettendole in pratica, vi troverete certamente bene, e Iddio vi benedirà grandemente, dandovi ciò che il vostro cuore desidera.
Diletti e fedeli nel Signore, badate a voi stessi, badate a come ascoltate e badate che nessuno vi seduca con vani e manipolatori ragionamenti.
Giuseppe Piredda