Il punto capitale dello spirito farisaico: se lo lasciamo fare tutti crederanno in lui!
Nel Vangelo di Giovanni sta scritto:
«I capi sacerdoti quindi e i Farisei radunarono il Sinedrio e dicevano: Che facciamo? perché quest’uomo fa molti miracoli. Se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui; e i Romani verranno e ci distruggeranno e città e nazione.» (Giov. 11:47-48)
La prima parte del passo citato, rappresenta qual era la paura dei Farisei e dei capi sacerdoti, cioè quella che tutti giungessero a credere in Gesù Cristo, quindi, di conseguenza, avrebbero abbandonato le loro tradizioni ed il credo che professavano, con grave danno per le loro entrate e per il loro ego.
La seconda parte del passo, invece, rappresenta il pretesto che intendevano inculcare nelle menti, per giustificare l’aggressione e la loro avversione contro Gesù, che consisteva nel far credere che, se tutti avessero creduto in Lui, i romani avrebbero distrutto tutta la nazione; ma ciò non era possibile in alcun modo, perché Gesù non si presentava come antagonista degli imperatori romani, ma Egli predicava un Regno spirituale (cfr. Luca 17:21). Il loro intento era quello di manipolare le menti delle persone e spingerle contro Gesù, facendo loro credere che ci fosse un pericolo, quando in realtà non c’era. In quei passaggi c’è tutto lo spirito farisaico, l’invidia nel cuore che li spingeva ad opporsi a Gesù e a cercare ogni giustificazione e appiglio possibile per aggredire e far passare Gesù come in realtà non era.
Infatti, i Farisei e tutti i capi e quelli che erano d’autorità nel popolo d’Israele, prima di metterlo nelle mani dei romani per farlo morire, come Iddio aveva già prestabilito, cercarono in tutti i modi di screditarlo e di diffamarlo, insultandolo in vari modi e parlando male di lui, e spaventando coloro che credevano in Lui, e i genitori del cieco nato sono un esempio, come ci fa sapere l’Apostolo Giovanni:
«I suoi genitori risposero: Sappiamo che questo è nostro figliuolo, e che è nato cieco; ma come ora ci veda, non sappiamo; né sappiamo chi gli abbia aperti gli occhi; domandatelo a lui; egli è d’età; parlerà lui di sé. Questo dissero i suoi genitori perché avean paura de’ Giudei; poiché i Giudei avean già stabilito che se uno riconoscesse Gesù come Cristo, fosse espulso dalla sinagoga.» (Giov. 9:20-22)
In quella occasione, Gesù aveva compiuto un grande miracolo, aveva sanato un nato cieco, e i Giudei che osteggiavano Gesù cercavano in tutti i modi qualcosa per far sì che nessuno credesse in Lui e tutti lo sapevano ciò che facevano i Giudei, per tale motivo temevano di riconoscerLo pubblicamente come Messia, per non essere perseguitati ed espulsi dalle sinagoghe, amavano di più la tranquillità e il rituale religioso del tempo, piuttosto che la verità, seppur si manifestavano i grandi miracoli che Dio stava compiendo per le mani di Gesù di Nazaret, il Cristo di Dio. Erano proprio quelle opere potenti che testimoniavano che Dio era con Lui (cfr. Giov. 10:37-38).
Il cuore dei Farisei era pieno d’invidia, avevano un sentimento forte di malanimo provocato dal constatare che la folla ascoltava volentieri Gesù, che erano contenti di sentirlo e ne traevano pure grande giovamento spirituale, oltre che pure i malati venivano guariti e i posseduti venivano liberati, cosa che pure Pilato comprese, secondo quanto ha scritto Matteo:
«Essendo dunque radunati, Pilato domandò loro: Chi volete che vi liberi, Barabba, o Gesù detto Cristo? Poiché egli sapeva che glielo avevano consegnato per invidia.» (Matteo 27:17-18)
L’invidia dei Farisei e dei Giudei di quel tempo, scoppiava nei loro cuori ogni volta che emergeva qualcuno che la folla gradiva di ascoltare e di seguire più che loro, e volevano assolutamente impedirlo, per mantenere le persone attaccate a loro, non gli importava niente della verità, ed ecco cosa dice Luca nel suo scritto dei fatti apostolici:
«E anche la moltitudine accorreva dalle città vicine a Gerusalemme, portando dei malati e dei tormentati da spiriti immondi; e tutti quanti eran sanati. Or il sommo sacerdote e tutti quelli che eran con lui, cioè la setta de’ Sadducei, si levarono, pieni di invidia, e misero le mani sopra agli apostoli, e li gettarono nella prigione pubblica.» (Atti 5:16-18)
«E alcuni di loro furon persuasi, e si unirono a Paolo e Sila; e così fecero una gran moltitudine di Greci pii, e non poche delle donne principali. Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro certi uomini malvagi fra la gente di piazza; e raccolta una turba, misero in tumulto la città; e, assalita la casa di Giasone, cercavano di trar Paolo e Sila fuori al popolo.» (Atti 17:4-5)
Quel forte sentimento d’invidia, spinse i Farisei ad usare tutti i modi possibili per tentare di allontanare le folle da Gesù e pure dalle altre persone che da loro erano invidiate, cercando di screditarli, calunniandoli, manipolando le parole che dicevano, cercando ogni inganno per farli passare in cattiva luce con le folle, e lo facevano con grande insistenza e ciecamente, tanto era forte dentro di loro quel sentimento di invidia che si mescolava mortalmente con l’odio mortale, lo stesso odio che ebbe Caino contro Abele, solo per il fatto che l’offerta di Abele per fede fu gradita da Dio, mentre quella di Caino non fu gradita. È la fede che fa la differenza, per la maggior parte delle volte.
Ecco cosa dissero contro Gesù Cristo per calunniarlo in tutti i modi per cercare di rovinare la sua reputazione e allontanare da Lui le folle che lo seguivano:
Lo accusarono di essere un mangione ed un beone, cioè, che si dava alle gozzoviglie, e lo accusarono pure di essere un amico dei pubblicani e dei peccatori, solo per il fatto che mangiava con loro per ammaestrarli ed annunziare loro l’Evangelo della salvezza; infatti non è il sano che ha bisogno del medico, ma i malati, e Gesù è venuto per chiamare i peccatori a ravvedimento: «È venuto il Figliuol dell’uomo mangiando e bevendo, e dicono: Ecco un mangiatore ed un beone, un amico dei pubblicani e de’ peccatori!» (Matteo 11:19).
Cercavano di manipolare il cieco nato che fu guarito da Gesù, e gli volevano estorcere una falsa testimonianza contro Gesù, volevano fargli dire che Gesù era un peccatore, quando non era assolutamente vero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quell’uomo è un peccatore» (Giov. 9:24).
Lo accusarono falsamente di cacciare i demoni per l’aiuto di Satana, asserendo che fosse un servo del diavolo e non di Dio, e lo chiamarono anche addirittura Beelzebub, e commisero la bestemmia contro lo Spirito santo: «Costui non caccia i demonî se non per l’aiuto di Beelzebub, principe dei demonî» (Matteo 12:24); «Basti al discepolo di essere come il suo maestro, e al servo d’essere come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebub il padrone, quanto più chiameranno così quei di casa sua!» (Matteo 10:25).
Dissero di Lui che aveva uno spirito immondo: «dicevano: Ha uno spirito immondo» (Marco 3:30).
Lo accusarono falsamente di essere un seduttore di menti: «Altri dicevano: No, anzi, travia la moltitudine!» (Giovanni 7:12).
Lo accusarono pure di bestemmiare contro Dio, ignorando e disconoscendo che Egli era il Figlio di Dio, il Messia che il Padre aveva promesso di mandare al popolo di Israele: «I Giudei presero di nuovo delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: Molte buone opere v’ho mostrate da parte del Padre mio; per quale di queste opere mi lapidate voi? I Giudei gli risposero: Non ti lapidiamo per una buona opera, ma per bestemmia; e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio» (Giov. 10:31-33).
Dissero di Gesù persino che era pazzo, che era fuori di sè: «Or i suoi parenti, udito ciò, vennero per impadronirsi di lui, perché dicevano: È fuori di sé» (Marco 3:21-22).
Cercarono persino di dimostrare falsamente e di portare avanti la calunnia che insegnava a non pagare le tasse dovute a Cesare, cercarono di mettere contro di Lui Cesare e tutte le sue guardie, con malizia e malvagità di cuore: «Poi, levatasi tutta l’assemblea, lo menarono a Pilato. E cominciarono ad accusarlo, dicendo: Abbiam trovato costui che sovvertiva la nostra nazione e che vietava di pagare i tributi a Cesare, e diceva d’esser lui il Cristo re» (Luca 23:1-2). Invece Gesù insegnava di dare a Cesare quel che di Cesare e a Dio quel che è di Dio (cfr. Matteo 22:21).
Cari nel Signore, vi dico queste cose che riguardano Gesù, perché le cose avvengono ancora oggi proprio come ha insegnato Gesù, quello che hanno fatto a Lui, lo fanno anche a coloro che in Lui confidano e vogliono fare la Sua volontà e vogliono vivere piamente in Cristo. Questi vengono perseguitati, calunniati e insultati in tutti i modi da coloro che provano invidia per loro ed operano e parlano in modo da cercare di distruggerli e fare loro del male il più possibile, esattamente come venne fatto contro Gesù.
Ma il Signore ci ha dato l’esempio di come bisogna reagire contro quei tali che sono malvagi di cuore, e con insistenza e ciecamente si accaniscono contro coloro che vogliono vivere piamente in Cristo; a tutte le false accuse e agli insulti che i malvagi proferiscono contro di loro, bisogna rispondere come fece Gesù, Egli non cercò le sue vendette, non mise la questione in mano alle autorità, ma si limitò ad essere paziente e si rimise: «nelle mani di Colui che giudica giustamente» (1 Pietro 2:23), cioè di Dio Padre, perché a Lui appartiene la vendetta (cfr. Rom. 12:19).
Fratelli e sorelle nel Signore, noi che siamo veri discepoli di Gesù Cristo siamo chiamati a seguire le orme del comportamento posto in essere da Gesù, e bisogna sopportare pazientemente e aspettare che Dio operi secondo la Sua volontà inverso i calunniatori e i seduttori di menti che calunniano e oltraggiano i santi (cfr. 1Pietro 2:20-23), perché quella è la volontà di Dio.
Con questo mio scritto non voglio tanto che voi vediate le cose dal punto di vista di Gesù e di coloro che vengono calunniati e oltraggiati ingiustamente, ma desidero che voi vi poniate nella posizione delle terze persone, ed impariate a comprendere qual è la parte che calunnia ed insulta e la parte che invece subisce le calunnie. Quando vedete che certe persone con insistenza e con malvagità di cuore insistono ad aggredire e parlare male contro qualcuno, ed osano persino farsi chiamare ministri dell’Evangelo, e si dedicano totalmente anima e corpo a voler distruggere qualcuno con le loro parole, e fanno quello dalla mattina alla sera, più che annunziare l’Evangelo alle anime perdute e non ammaestrano i santi nella verità della Parola, e dovrebbero fare quello principalmente visto che loro hanno dichiarato di essere ministri di Cristo, è chiaro che quei tali non sono da Dio e sono i Farisei moderni, dai quali bisogna guardarsi e starne lontani. Perciò, cari nel Signore, dovete imparare a riconoscere i calunniatori invidiosi, i Farisei moderni, perché ce ne sono tanti in mezzo alla Chiesa di Gesù Cristo e vanno prima di tutto riconosciti e poi tenuti molto lontani, perché hanno un cuore corrotto pieno di malvagità e vivono essenzialmente per fare del male ai santi e li aggrediscono in tutti i modi, usando ogni tipo di pretesto e costruendosi ogni tipo di accusa, sono inventori di mali per accusare gli altri, per screditare quelli che essi odiano, i quali vogliono vivere piamente in Cristo.
Diletti e fedeli nel Signore, vi esorto vivamente a stare accorti, e appena vedete delle aggressioni contro qualcuno in mezzo alla Chiesa, siate accorti e savi, valutate bene le cose, non siate precipitosi nel condannare qualcuno e nel tirare le pietre, pregate e chiedete a Dio che vi mostri veramente le cose come stanno, perché altrimenti rischiate di schierarvi a fianco dei Farisei e di accusare Gesù e lo aggredite e lo insultate insieme a loro, perché come avvenne a Gesù così pure viene fatto a coloro che oggi vogliono seguire le orme e l’esempio di Gesù Cristo, il nostro Signore e Salvatore.
Badate dunque a come giudicate, fatelo con giusto giudizio e non basandovi sull’apparenza, e badate che nessun Fariseo moderno riesca a sedurvi e a farvi sedere accanto a loro per lanciare pietre alla verità, a Gesù e a coloro che servono Iddio con cuore sincero.
L’amor mio è con tutti voi in Cristo Gesù
Giuseppe Piredda