Non dobbiamo compiacere a noi stessi ma dobbiamo compiacere al prossimo nel bene
“Or noi, che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi. Ciascuno di noi compiaccia al prossimo, nel bene, a scopo di edificazione. Infatti anche Cristo non compiacque a se stesso; ma come è scritto: «Gli insulti di quelli che ti oltraggiano sono caduti sopra di me».” (Rm 15:1-3)
Non dobbiamo compiacere a noi stessi ma ciascuno di noi deve cercare di compiacere al prossimo nel bene, con l’obiettivo di edificare.
Cosa significa ‘compiacere’? “Compiacere” è un verbo che significa fare qualcosa che rende felice qualcun altro, che lo accontenta, venendo incontro ai suoi desideri e alle sue esigenze. Alcuni suoi sinonimi sono ‘soddisfare’ e ‘contentare’. Invece il contrario di compiacere è fare qualcosa che rende qualcuno triste o scontento.
Dunque dobbiamo cercare di venire incontro al prossimo rendendolo felice nelle sue esigenze, bisogni o preferenze/desideri.
Facciamo un esempio di cosa significhi nella pratica il compiacere il prossimo: se c’è qualcuno che, a causa di una sua convinzione preferisce evitare di mangiare carne, noi dobbiamo accontentarlo e non mettergli davanti della carne. In questo modo stiamo compiacendo al nostro prossimo nel bene e stiamo sopportando le debolezze dei deboli, proprio come ci è comandato fare. Se invece gli mettessimo davanti un piatto di carne, dicendogli di mangiare o facendo qualche battuta a riguardo, allora faremmo qualcosa che gli causerebbe tristezza e dispiacere, e non staremmo più agendo per compiacergli.
Facciamo un altro esempio: se stai discutendo con qualcuno e questo ti dice che non si sente di continuare a parlare perchè ha avuto una giornata difficile ed è stanco, tu lo devi accontentare e lasciare che vada a riposare. Ne riparlerai un’altro giorno. Se invece lo forzi a stare parlare, magari minacciandolo o facendogli capire che sta sbagliando, allora non stai agendo per compiacere al prossimo nel bene, ma ti stai manifestando un insensato.
Chi disprezza gli altri e non compiace al prossimo nel bene, sta sbagliando e non sta mettendo in pratica la Parola di Dio. Non importa quel che dica o che predica. Non importa se ha titoli o ministeri.
La Parola di Dio non va soltanto udita, o predicata, ma VA MESSA IN PRATICA.
Il nostro obiettivo dev’essere sempre quello dell’edificare portando del bene e facendo del bene, rinunciando a noi stessi, per amore al prossimo. Bisogna sopportare il prossimo; bisogna sopportare le debolezze dei deboli (cfr Rm 15:1) e cercare di compiacergli laddove possibile (ovviamente non possiamo compiacergli in cose che sono contrarie alla volontà di Dio e che sono contrarie alla Parola di Dio).
Non si deve cercare di far prevalere gli interessi personali magari distruggendo il prossimo, o ferendolo, o facendolo sentire male, offeso e cosi via. Il prossimo va compiaciuto nel bene, perchè questa è manifestazione pratica di carità. Sì, perchè non bisogna amare soltanto a parole, come fanno certuni, ma bisogna amare in fatti e verità.
Haiaty Varotto