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Posted by on Mag 14, 2023 | 0 comments

Da chi e perchè è odiato Giacomo e la sua epistola?

1. PREMESSA

L’uomo peccatore può ricevere la salvezza soltanto per volontà di Dio. Egli viene rigenerato spiritualmente, per mezzo della fede nel sacrificio di Gesù Cristo, per la misericordia di Dio. Tale rigenerazione non dipende per niente dalla volontà dell’uomo e neppure dalle opere che egli compie. Tutto ciò lo sapeva anche Giacomo, il fratello del Signore, servo di Dio, infatti egli ha scritto nella sua epistola, a tal riguardo, queste parole:

«Egli ci ha di sua volontà generati mediante la parola di verità, affinché siamo in certo modo le primizie delle sue creature.» (Giacomo 1:18)

Dunque, il Padre nostro che è nei cieli per la sua volontà esclusiva e per nulla influenzata da elementi esterni a sè stesso, ha rigenerato e rigenera sempre i peccatori facendoli diventare suoi figlioli, mediante lo Spirito santo e la Parola di Dio (cfr. Giov. 3:3-5).

È dunque cosa certa che il modo con cui si ottiene la salvezza, per fede, lo conosceva bene anche Giacomo, secondo quanto abbiamo letto che lui ha scritto; di conseguenza nella sua epistola non è possibile che abbia esposto una salvezza tramite le buone opere, come taluni insensati e nemici della Chiesa e del ben fare vogliono far intendere, a motivo di un un odio contro le buone opere che non praticano loro e non vorrebbero che nessuno praticasse.

2. L’EPISTOLA DI GIACOMO È UTILE AL CREDENTE PERCHE’ È PAROLA DI DIO ANCH’ESSA ALLA PARI DELLE ALTRE EPISTOLE INSERITE NEL CANONE BIBLICO

Premesso quanto detto al precedente punto, oggi sappiamo che ci sono diversi uomini che ODIANO Giacomo, per quello che ha scritto nella sua epistola, per aver fatto notare una cosa molto importante, che è questo: alla fede che salva bisogna che seguano anche le opere, le quali sono la manifestazione di quella stessa fede dichiarata con la bocca.

Una tale cosa non è sopportata da quegli alberi privi di frutti, o che fanno frutti cattivi, infatti GLI ODIATORI DI GIACOMO li sentirete citare la salvezza per mezzo della fede, utilizzando solo certi passi delle Scritture e omettendone molti altri, facendo passare Giacomo o chi cita la sua epistola come persone che mettono in discussione che la salvezza non fosse per mezzo della fede, ma volessero insegnare che la salvezza è per mezzo delle opere.

Preso atto delle parole e del comportamento di certi sedicenti ministri in mezzo alla Chiesa, è bene per ogni credente esaminare, dunque, la personalità ed il comportamento di coloro che ODIANO LE PAROLE DI GIACOMO, epistola ispirata da Dio che noi, invece, amiamo oggi ancor più di ieri, oltre ad amare anche Paolo e tutti gli altri autori delle sacre Scritture, perché crediamo fermamente in queste parole dell’Apostolo Paolo:
«Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona.» (2 Timoteo 3:16-17)

Quindi, un credente nella lettura di questo scritto deve partire dal presupposto fondamentale che, anche l’epistola di Giacomo è Scrittura ispirata da Dio ed essendo Parola di Dio anch’essa, è utile ad insegnare, riprendere e correggere, ad educare alla giustizia, affinché l’uomo diventi maturo spiritualmente, compiuto, ed abbia a disposizione ciò che gli necessita PER ESSERE IN GRADO DI COMPIERE OGNI OPERA BUONA. Lungi da ogni credente il pensare di scartare dalle proprie letture la lettera di Giacomo, come taluni sviati vorrebbero che i credenti facessero. Qualche volta costoro lo citano pure, ma gli dànno o un senso che non è corretto, o le motivazioni per cui sono spinti a citarlo non è sincero né fatto con una buona coscienza.

3. BISOGNA INDIVIDUARE COLORO CHE ODIANO CIO’ CHE HA SCRITTO GIACOMO

La predicazione della salvezza per sola fede è qualcosa molto comoda per certuni che odiano il fare le buone opere e prediligono il stare fermi a casa propria senza fare niente di pratico, perché può essere fatto passare il concetto che non bisogna richiedere nessun esame né alcuna verifica delle opere del predicatore che annunzia il messaggio. Quindi, omettere e contrastare ciò che dice Giacomo nella sua epistola, cioè che alla fede è necessario che seguano le opere che testimoniano che la fede è ancora viva nel corso del cammino cristiano, vuole dire ANDARE CONTRO agli insegnamenti di Giacomo sull’importanza di compiere le opere susseguenti alla salvezza per fede, per cui essendo anche quella epistola parte integrante della Parola di Dio, costoro disprezzano la Parola costituendosi di fronte ad essa debitori, e non rispettano i comandamenti di Dio (cfr. Prov. 13:13).
La prima cosa da fare, dunque, è esaminare attentamente le opere che compiono con perseveranza coloro che predicano contro gli insegnamenti di Giacomo, e vedere cosa fanno tutto il giorno, come vivono la loro vita dalla mattina alla sera, e per quale motivo dovrebbero mai avere il diritto di vivere alle spalle della Chiesa senza lavorare e senza fare assolutamente nulla.

La maggior parte delle volte sarà proprio dall’esame delle opere e da come vive la sua vita giornalmente un predicatore che può venire la risposta alle motivazioni per cui CONTRADDICE e parla soltanto della salvezza per fede ed OMETTE volontariamente e sistematicamente di fare riferimento alle parole di Giacomo a riguardo delle opere da compiere dopo essere stati salvati.

Quindi, per determinare le motivazioni per cui un predicatore non parla di Giacomo e di ciò che sta scritto nella sua epistola, e qualora ne parli lo fa solo per determinati motivi interessati, ma si tiene lontano da legare alla fede anche le opere come manifestazione della fede presente nel cuore, bisogna prima di tutto guardare come vive la sua giornata quel tale, e da quanto emergerà, si potrà già capire quale sia la risposta sulle motivazioni per cui alcuni predicatori odiano parlare dell’epistola di Giacomo e odiano parimente anche coloro che ne parlano.

4. I CIARLATANI SFRUTTANO LA DIFFICOLTA’ DEI FRATELLI DI CONIUGARE ASSIEME LA FEDE CON LE OPERE NELLA MANIERA CORRETTA

Quindi, i credenti che hanno una buona coscienza e sono timorati di Dio, per avere una veduta chiara e completa delle SCRITTURE di ciò che riguarda la coniugazione in maniera corretta della FEDE con le BUONE OPERE, devono studiare bene attentamente anche l’epistola di Giacomo, in cui viene proprio esposto in modo particolare, ma non esclusivo, quanto è necessario per far comprendere questo: dopo che un uomo che era perduto nei suoi falli e nei suoi peccati viene salvato per grazia mediante la fede, dopo essere salvato deve compiere delle buone opere, secondo quanto il Signore gli mette davanti. Badando bene al fatto che ciò non va solo detto, ma anche messo in pratica ed insegnato con forza, e non fugacemente.

Riassumendo in poche parole quanto insegna Giacomo, ed è doveroso anche aggiungere che le stesse cose le hanno pure insegnate Paolo e Gesù Cristo, cose che sono chiarissime per tutti i credenti che non hanno pregiudizi nel loro cuore contro le buone opere, nelle Scritture viene insegnato che alla fede bisogna che seguano le OPERE CONCRETE, le quali sono la manifestazione della FEDE, altrimenti senza compiere opere, avviene questo che dice Giacomo:

«Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta.» (Giacomo 2:17)

Quelle parole, che riassumono ciò che dice Giacomo sulla coniugazione della fede con le opere, vogliono dire che se uno dice di avere fede, se uno dice di aver creduto, deve ricordarsi prima di tutto questo, a RIGUARDO DEL CREDERE SENZA OPERE:

«Tu credi che v’è un sol Dio, e fai bene; anche i demonî lo credono e tremano.» (Giacomo 2:19)

Quindi, con le sole parole si possono dire tante cose, si può passare per servitori di Dio e per uomini santi, come pure questa serva che era posseduta dimostra che anche i servi del diavolo talvolta possono credere in qualche cosa di vero e parlare della salvezza e dell’Iddio Altissimo:

«E avvenne, come andavamo al luogo d’orazione, che incontrammo una certa serva, che avea uno spirito indovino e con l’indovinare procacciava molto guadagno ai suoi padroni.
Costei, messasi a seguir Paolo e noi, gridava:
Questi uomini son servitori dell’Iddio altissimo, e vi annunziano la via della salvezza.
Così fece per molti giorni; » (Atti 16:16-18)

Quindi, tenuto conto di tali parole, diventa chiaro che soltanto con le parole si possono dire tante cose e tutti le possono dire, credenti e non credenti, ma quello che alla fine di tutto non possono fare tutti è quello di COMPIERE LE OPERE CHE MANIFESTANO LA FEDE CHE SI HA NEL SIGNORE, e che si è ottenuta quando si è nati di nuovo per la grazia di Dio.

I ciarlatani, quindi, è chiaro che non amino quello che ha scritto Giacomo, perché le parole di Giacomo svelano ai santi come fare per individuare i cianciatori e seduttori di menti.

Ecco alcuni passi che non piacciono agli UOMINI VANI, INUTILI PER L’EVANGELO, anche se hanno in bocca l’Evangelo, non hanno nel loro cuore la prontezza e la volontà di manifestare con le loro opere di aver creduto e di avere la fede nell’Evangelo di Gesù Cristo:

«Perciò, deposta ogni lordura e resto di malizia, ricevete con mansuetudine la Parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre.
Ma siate facitori della Parola e non soltanto uditori, illudendo voi stessi.
Perché, se uno è uditore della Parola e non facitore, è simile a un uomo che mira la sua natural faccia in uno specchio; e quando s’è mirato se ne va, e subito dimentica qual era.
Ma chi riguarda bene addentro nella legge perfetta, che è la legge della libertà, e persevera, questi, non essendo un uditore dimentichevole ma facitore dell’opera, sarà beato nel suo operare.» (Giacomo 1:21-25)

«La religione pura e immacolata dinanzi a Dio e Padre è questa: visitar gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo.» (Giacomo 1:27)

«Che giova, fratelli miei, se uno dice d’aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?
Se un fratello o una sorella son nudi e mancanti del cibo quotidiano, e un di voi dice loro: Andatevene in pace, scaldatevi e satollatevi; ma non date loro le cose necessarie al corpo, che giova? Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta.
Anzi uno piuttosto dirà: Tu hai la fede, ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.
Tu credi che v’è un sol Dio, e fai bene; anche i demonî lo credono e tremano. Ma vuoi tu, o uomo vano, conoscere che la fede senza le opere non ha valore?
Abramo, nostro padre, non fu egli giustificato per le opere quando offrì il suo figliuolo Isacco sull’altare? Tu vedi che la fede operava insieme con le opere di lui, e che per le opere la sua fede fu resa compiuta; e così fu adempiuta la Scrittura che dice: E Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia; e fu chiamato amico di Dio.
Voi vedete che l’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto. Parimente, Raab, la meretrice, non fu anch’ella giustificata per le opere quando accolse i messi e li mandò via per un altro cammino? Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.» (Giacomo 2:14-26)
«Chi è savio e intelligente fra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere in mansuetudine di sapienza.» (Giacomo 3:13)

Capite, dunque, per quale motivo le parole di Giacomo sono indigeste per coloro che raffrontano la loro vita alla Parola di Dio e specialmente alle parole di Giacomo, e si trovano mancanti? Tuttavia, costoro anziché porvi rimedio alle proprie mancanze facendo le opere che Dio richiede che siano fatte, si limitano a continuare a non fare niente, e a parlare contro quelli che esortano giustamente i santi a praticare le opere con perseveranza come è insegnato nella somma della Parola. Quei tali vogliono che tutti siano come loro, ed è per tale motivo che si scagliano contro coloro che sono stati già salvati per la sola fede ed esortano i santi a compiere buone opere e a perseverare in esse fino alla fine.

5.ANCHE GESU’ HA INSEGNATO DI FARE LE OPERE DOPO AVER CREDUTO A CONFERMA DELLA FEDE PRESENTE NEL LORO CUORE

Gesù a riguardo delle opere giuste da compiere, ha detto queste parole:

«Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e de’ Farisei, voi non entrerete punto nel regno dei cieli.» (Matteo 5:20)

Notate che Gesù parla ai suoi discepoli e dice loro, in contrapposizione alle opere dei Farisei e degli scribi, che ne avrebbero dovuto fare più di loro, altrimenti non sarebbero entrati nel regno dei cieli. Tali parole di Gesù hanno senso solo se si riferiscono a dei credenti, altrimenti, Egli se si fosse rivolto a non credenti, è come se insegnasse una salvezza per sole opere, e ciò non si concilierebbe con la salvezza per fede.

Invece, come pure ha fatto Giacomo, Gesù si riferiva ai suoi discepoli che hanno giù creduto, perciò tutto prende il senso giusto e tutto si ricongiunge con gli insegnamenti che ha dato anche Giacomo.

Ancora Gesù ha detto:

«Voi siete il sale della terra; ora, se il sale diviene insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non ad esser gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può rimaner nascosta; e non si accende una lampada per metterla sotto il moggio; anzi la si mette sul candeliere ed ella fa lume a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, affinché veggano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è ne’ cieli.» (Matteo 5:13-16)

Anche in quelle parole, comprendiamo che il sale e la luce sono le opere dei santi, di coloro che hanno creduto, e se i credenti sono senza opere, se non compiono le opere, come farà il mondo a vedere la luce di Cristo e a glorificare il Padre del cielo? Vedete, dunque, l’utilità delle opere unitamente alla fede presente nel cuore dei santi.
E ancora, sta Gesù ha insegnato:

«Io sono la vera vite, e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, Egli lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo rimonda affinché ne dia di più.
Voi siete già mondi a motivo della parola che v’ho annunziata. Dimorate in me, e io dimorerò in voi.
Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppur voi, se non dimorate in me. Io son la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla.
Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; cotesti tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano.» (Giovanni 15:1-6)

Vedete, noi siamo i tralci e dobbiamo portare frutto in abbondanza, come pure il Signore ha spiegato nella parabola del seminatore, dei terreni di cui ha parlato, va bene soltanto quello che fa frutti con perseveranza, secondo quanto è scritto da Luca:

«E quel ch’è in buona terra, son coloro i quali, dopo aver udita la Parola, la ritengono in cuore onesto e buono, e portan frutto con perseveranza.» (Luca 8:15)

Ancora Gesù dice queste parole, a conferma del fatto che I FALSI FRATELLI, I FALSI MINISTRI, COLORO CHE NON SONO DA DIO, non fanno frutti, non compiono le buone opere che il Signore richiede che si compiano:

«Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono a voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci. Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si colgon forse delle uve dalle spine, o dei fichi dai triboli? Così, ogni albero buono fa frutti buoni; ma l’albero cattivo fa frutti cattivi.» (Matteo 7:15-17)

Anche le parole di Gesù Cristo ci aiutano, quindi, a riconoscere che coloro che parlano contro le opere da compiere come lo fece Giacomo, non sono servitori di Dio, ma del diavolo, perché spingono i credenti al mal fare o a non fare niente di bene, e ciò è condannato da Dio, sempre da Giacomo guarda caso, il quale dice che chi sa fare il bene e non lo fa, commette peccato (cfr. Giac. 4:17).

6. ANCHE PAOLO, COME GESU’ E GIACOMO, INSEGNA CHE È NECESSARIO CHE ALLA SALVEZZA PER FEDE SEGUA IL COMPIMENTO DELLE OPERE BUONE

Sono numerosi i passi scritti dall’Apostolo Paolo che esortano a compiere buone opere, e per brevità ne citerò solo alcuni, per farvi capire che Paolo non a caso ha scritto ai Galati che lui insieme a Giacomo, Pietro e Giovanni insegnavano lo stesso Evangelo e le stesse dottrine che tutti loro hanno imparato direttamente da Gesù Cristo (cfr. Gal. 2:1-10).

Agli Efesini scrisse queste parole ispirate dallo Spirito santo:

«E voi pure ha vivificati, voi ch’eravate morti ne’ vostri falli e ne’ vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potestà dell’aria, di quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli;
nel numero dei quali noi tutti pure, immersi nelle nostre concupiscenze carnali, siamo vissuti altra volta ubbidendo alle voglie della carne e dei pensieri, ed eravamo per natura figliuoli d’ira, come gli altri.
Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore del quale ci ha amati, anche quand’eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo (egli è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere ne’ luoghi celesti in Cristo Gesù, per mostrare nelle età a venire l’immensa ricchezza della sua grazia, nella benignità ch’Egli ha avuta per noi in Cristo Gesù.
Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere, affinché niuno si glorî; perché noi siamo fattura di lui, essendo stati creati in Cristo Gesù per le buone opere, le quali Iddio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo.» (Efesini 2:1-10)

Ora, cari fratelli nel Signore, riflettete bene sulla conclusione delle parole a cui giunge Paolo, dopo aver spiegato chiaramente che la salvezza è per fede, scrive: “noi siamo fattura di lui, essendo stati creati in Cristo Gesù PER LE BUONE OPERE, le quali Iddio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo”.

Quindi, ci si deve domandare, alla luce di quanto è stato esposto sopra, le opere devono essere compiute oppure no, secondo voi, dopo che si è creduto per fede e per la grazia di Dio si viene salvati? Che cosa leggete voi nella Parola, che le opere non vanno compiute secondo Paolo oppure vanno messe in pratica? Giudicate da voi stessi da persone intelligenti.

Poi leggete ancora queste parole di Paolo, per mezzo delle quali vuole esortare Tito:

«Provvedi con cura al viaggio di Zena, il legista, e d’Apollo, affinché nulla manchi loro. Ed imparino anche i nostri ad attendere a buone opere per provvedere alle necessità, onde non stiano senza portar frutto.» (Tito 3:13-14)

E ancora Paolo ha scritto:

«Certa è questa parola, e queste cose voglio che tu affermi con forza, affinché quelli che han creduto a Dio abbiano cura d’attendere a buone opere. Queste cose sono buone ed utili agli uomini.» (Tito 3:8)

Quindi, per quale motivo, noi che facciamo come Paolo, siamo ritenuti dai NEMICI DELLE OPERE come un pericolo per la Chiesa, se in verità esortiamo i santi già salvati per fede a compiere e perseverare nelle buone opere, proprio come faceva Paolo, e lo faceva con forza e voleva che tali cose fossero insegnate con forza?

Esortare a fare buone opere, dice Paolo, è una cosa buona e utile per i santi, le cose INUTILI, VANE, sono ben altre, sono tutte quelle chiacchiere e insinuazioni fatte contro dei credenti della Chiesa che non sono vere e non edificano e non consolano i santi. Ponete mente, Paolo ha detto: “quelli che han creduto a Dio abbiano cura d’attendere a buone opere”, capite dunque, che Paolo si sta rivolgendo, come pure ha fatto Giacomo, a chi ha già creduto per fede, e gli ricorda il suo dovere di portare frutto, e lo deve fare con costanza? Le capite o no le parole di Paolo?

E ce ne sono anche molte altre di esortazioni di Paolo nelle sue epistole a compiere buone opere, come conseguenza della salvezza ricevuta per fede.

7. ANCHE IN ALTRE PARTI DELLE SCRITTURE SI ESORTANO I SANTI A COMPIERE BUONE OPERE O SI DICE CHE SONO I FALSI A NON COMPIERLE

Anche Giuda, parlando dei FALSI DOTTORI, fa riferimento al fatto che quei tali sono ALBERI SENZA FRUTTTI, quindi non compiono buone opere:

«Costoro son delle macchie nelle vostre agapi quando banchettano con voi senza ritegno, pascendo se stessi; nuvole senz’acqua, portate qua e là dai venti; alberi d’autunno senza frutti, due volte morti, sradicati; furiose onde del mare, schiumanti la lor bruttura; stelle erranti, a cui è riserbata la caligine delle tenebre in eterno.» (Giuda 1:12-13)

Nell’epistola agli Ebrei leggiamo queste parole, che lo scrittore rivolge ai credenti affinché facciano buone opere di carità:

«E facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci a carità e a buone opere» (Ebrei 10:24)

Al pastore della Chiesa di Sardi, Gesù rivolge queste parole di ammonimento e lo esorta a ravvedersi, perché non ha trovato le sue opere compiute, complete, portate a compimento:

«Sii vigilante e rafferma il resto che sta per morire; poiché non ho trovato le opere tue compiute nel cospetto del mio Dio.» (Apocalisse 3:2)

8. CONCLUSIONI

Pertanto, considerato tutto ciò che vi ho esposto nei punti precedenti, e sono solo una piccola parte di quello che sta scritto in tutta la Parola a riguardo della volontà di Dio a riguardo che i santi compiano buone opere, da voi stessi, diletti e fedeli nel Signore, da persone savie che siete, chiedetevi se la volontà di Dio sia quella che le opere non siano compiute, oppure che si compiano più opere possibili per glorificare il nome del Signore Iddio?
Ricordatevi e considerate bene queste cose, che i nemici delle buone opere sono proprio quelli che di opere non ne praticano, non ne hanno da mostrare, e si rivoltano persino contro coloro che parlano a favore delle opere. Sono costoro che ODIANO GIACOMO, che odiano tutti coloro che mettono in evidenza le loro mancanze, e che li fanno apparire agli occhi di tutta la Chiesa come persone INUTILI e anche PERICOLOSE per la Chiesa di Gesù Cristo, perché non sono degli esempi da seguire, e sono alberi privi di frutti, o addirittura producono frutti cattivi.
Come abbiamo letto in vari passaggi biblici, sappiate che coloro che sono stati salvati per fede, vengono trovati senza frutti, senza luce, e senza buone opere, sono tralci che verranno tagliati dalla vite e verranno gettati nel fuoco. Dalle opere si verrà giudicati, non solo per ottenere il premio della fatica sofferta in questa vita, ma si può essere gettati nella Geenna (cfr. Matt. 25:31-46), perché le opere sono la manifestazione della fede.
Cari fratelli nel Signore, badate bene a come ascoltate e a chi date retta, guardatevi dal seguire i cattivi esempi di ministri corrotti e sviati dalla verità, che parlano contro il fare buone opere, perché essi sono privi di opere e sono nemici della verità, e di Giacomo in modo particolare, ma seguite gli esempi che sono scritti nella Bibbia che sono degni e buoni da essere seguiti, secondo la volontà di Dio. Badate che nessun cianciatore e seduttore di menti e nessun ciarlatano vi seduca con vani e manipolatori ragionamenti.

Giuseppe Piredda

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