Gesù è il profeta, promesso da Mosè e atteso dai giudei
Mosè disse questo riferendosi a Gesù:
«L’Eterno, il tuo Dio, ti susciterà un profeta come me, in mezzo a te, d’infra i tuoi fratelli; a quello darete ascolto! … E avverrà che se qualcuno non darà ascolto alle mie parole ch’egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto.» (Deut. 18:15,19)
Iddio promise di mandare il profeta che avrebbe veramente in tutto annunziato le parole dell’Eterno, senza errore alcuno. Annunziò che doveva essere Simile a Mosè, dicendo “come me”, infatti Dio si è fatto carne ed ha abitato in mezzo agli uomini per un certo tempo, facendo del bene a tutti, guarendo gli infermi e annunziando la salvezza. Anche i Giudei aspettavano che venisse il particolare profeta annunziato da Mosè, benché erroneamente lo distinguessero dal Messia, infatti chiesero a Giovanni Battista:
«E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei mandarono da Gerusalemme de’ sacerdoti e dei leviti per domandargli: Tu chi sei? Ed egli lo confessò e non lo negò; lo confessò dicendo: Io non sono il Cristo. Ed essi gli domandarono: Che dunque? Sei Elia? Ed egli rispose: Non lo sono. Sei tu il profeta? Ed egli rispose: No.» (Giovanni 1:19-21)
Che Gesù fosse anche profeta, lo riconobbe anche la donna samaritana con la quale Egli parlò alla fonte di Giacobbe, alla quale mostrò di essere profeta e si presentò a lei come il Messia che aspettava:
«Gesù le disse: Va’ a chiamar tuo marito e vieni qua. La donna gli rispose: Non ho marito. E Gesù: Hai detto bene: Non ho marito; perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto il vero. La donna gli disse: Signore, io vedo che tu sei un profeta.» (Giovanni 4:16-19)
Quella donna disse il vero, Gesù era non soltanto uno dei profeti, ma era “il profeta” che Dio promise di mandare al suo popolo, come preannunciò Mosè, e doveva essere simile a lui nella carne.
La Parola promessa da Dio che riguardano Gesù si adempirono, e così pure si adempiranno tutte anche per il futuro, e non bisogna dubitare di quanto è scritto nella Scrittura. Dubitare di ciò che è scritto nella Bibbia è peccato, dubitare delle parole degli uomini no, metterle alla prova e verificarle si chiama prudenza e avvedutezza.
Quindi, cari nel Signore, non dubitate mai di quello che è scritto, perché facendo così disprezzerete la fedeltà e verità del Signore Iddio che ha fatto i cieli e la terra e tutto ciò che è in essi.
A Lui siano la gloria, l’onore e la lode, nei secoli dei secoli. Amen!
Giuseppe Piredda