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Posted by on Giu 21, 2022 | 0 comments

Sul diritto di vivere dell’evangelo

Un ministro del vangelo non è un lavoratore – inteso come un lavoratore secolare che lavora per una paga. Non possono neanche essere paragonati a quest’ultimi perchè i ministri non lavorano per un salario ma per il Signore che li ha costituiti. Infatti I ministri non devono svolgere il loro lavoro per il Signore in cambio di un salario (cfr Mi 3:11) ma lo devono fare perchè stabiliti da Dio, per il perfezionamento dei santi e per l’opera del ministerio. Ovviamente non devono mettere nulla delle cose del Signore in vendita (nè scritti, nè predicazioni, nè cd musicali, etc.) perchè questo gli è ordinato dal Signore (quindi se uno non mette in vendita le cose del Signore non sta facendo nulla di straordinario ma sta ubbidendo al Signore; un pò come chi non mente non sta facendo nulla di straordinario perchè gli è ordinato il non mentire).

I ministri del vangelo hanno diritto di vivere dell’evangelo ed è degno della sua mercede; ma nel senso biblico però. E qual’è il senso biblico? che ha il diritto al suo nutrimento e quindi ad essere mantenuto dalla chiesa con cibo, vestiti, casa e con tutto ciò che gli serve per svolgere il suo ufficio (cfr Mt 10:5-10, Lc 10:7, 1 Corinzi 9:4-5). Avviene come accadeva sotto la legge per i leviti, i quali ricevevano il necessario al loro nutrimento tramite i sacrifici (cfr Levitico 10:12:15) e tramite le decime (cfr Numeri 18:20-25).

“Questi sono i dodici che Gesù inviò dopo aver dato loro questi ordini: «Non andate tra i gentili e non entrate in alcuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Andate e predicate, dicendo: “Il regno dei cieli è vicino”. Guarite gli infermi, mondate i lebbrosi, risuscitate i morti, scacciate i demoni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non fate provvista di oro, né di argento né di denaro nelle vostre cinture, né di sacca da viaggio, né di due tuniche, né di calzari, né di bastone, perché l’operaio è degno del suo nutrimento.” (Mt 10:5-10)

Notate come Gesù disse ai suoi di non fare provvista di oro, né di argento né di sacca da viaggio perché l’operaio è degno del SUO NUTRIMENTO.

Vediamo che questo è confermato anche dalle seguenti parole dell’apostolo Paolo:

“Chi mai fa il soldato a proprie spese? Chi pianta una vigna e non ne mangia il frutto? O chi pascola un gregge e non si ciba del latte del gregge? Dico forse queste cose da un punto di vista umano? Non le dice anche la legge? Difatti, nella legge di Mosè è scritto: «Non mettere la museruola al bue che trebbia il grano». Forse che Dio si dà pensiero dei buoi? O non dice così proprio per noi? Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza e chi trebbia il grano deve trebbiarlo con la speranza di averne la sua parte. Se abbiamo seminato per voi i beni spirituali, è forse gran cosa se mietiamo i vostri beni materiali? Se altri hanno questo diritto su di voi, non lo abbiamo noi molto di più? Ma non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi, sopportiamo ogni cosa per non creare alcun ostacolo al vangelo di Cristo.Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto nel tempio? E che coloro che attendono all’altare hanno parte all’altare? similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunciano il vangelo vivano del vangelo.”(1 Corinzi 9:7-14)

Notate come anche qui l’apostolo Paolo fa riferimento a nutrimento. Infatti cita il “bue che trebbia” e “quelli che fanno il servizio sacro MANGIANO ciò che è offerto nel tempio”. E quindi è evidente che si tratta di nutrimento e di cose necessarie per vivere; La chiesa non può mettere la “museruola al bue che trebbia”, infatti il “bue” deve mangiare e sopravvivere; infatti non deve essere il pensiero del ministro quello di procurarsi da vivere ma dev’essere quello della chiesa che devono provvedere a loro; in questo modo possono svolgere tranquillamente l’ufficio di ministro senza dover andare a lavorare.

E’ vero che è scritto, in alcune versioni della Bibbia, che l’apostolo Paolo prese uno stipendio da alcune chiese, secondo che è scritto : “Ho spogliato altre chiese, prendendo da loro uno stipendio, per potere servire voi; ” (2 Cor. 11:8) però bisogna considerare queste parole alla luce di tutte le altre e cioè che 1) Dio, in Michea 3:11, ha ripreso i sacerdoti che insegnavano per un salario e 2) l’operaio è degno del suo nutrimento, come disse Gesù. Non si possono prendere soltanto quelle parole senza considerare il resto della somma delle Scritture. Quindi? Quindi secondo la somma della Parola, l’apostolo Paolo, in alcune occasioni, fece uso del suo diritto di vivere dell’evangelo (cioè di essere mantenuto dai santi nelle cose necessarie per svolgere l’opera del Signore) per poter servire la chiesa e servire altri ma questo non vuol assolutamente dire che lui lavorava per ottenere uno stipendio alla fine del mese come fanno gli altri che non sono ministri e come fanno quelli del mondo. Lui lavorava per il Signore, per la sua gloria, per il suo regno e per la chiesa; e la chiesa aveva il dovere di mantenerlo nelle cose che gli servivano per vivere. Sono due cose completamente diverse. Un conto è svolgere un lavoro per poi essere ripagato a fine mese; un’altro è svolgere un opera per il Signore ed essere sostenuto da coloro che ne beneficiano di quest’opera. Sono due cose diverse. Se un ministro di Dio si mette a svolgere l’opera di Dio per avere uno stipendio mensile sta sbagliando perchè il fine della sua opera per il Signore non devono essere beni materiali ma deve essere la gloria di Dio e il perfezionamento dei santi. Inoltre, tenete presente che in un’altra versione della Bibbia non c’è scritto “stipendio” ma c’è scritto “sussidio” (Nuova riveduta); e la parola sussidio significa “Aiuto, in senso generico..Aiuto, come elemento o mezzo, soprattutto complementare e integrativo, per la realizzazione di determinate attività e finalità” (dizionario Treccani).
 
Ora diciamo quello che non è questo diritto: questo diritto non è un diritto ad uno stipendio mensile come un nel caso di un lavoratore in un lavoro secolare; non è un diritto ad accumulare denaro con le offerte dei santi (tra l’altro magari mentre altri si trovano nel bisogno o ci sono dei poveri o delle vedove).Non è un diritto a non rendere conto di nulla alla chiesa di quello che fa con i soldi del Signore e quindi può fare quello che gli passa per la testa tanto poi “renderà conto al Signore”. Queste sono ciance. I soldi che ricevono dalla chiesa sono soldi del Signore e lui, come tutti gli altri ministri, devono essere il più trasparente possibile e non devono in alcun modo essere motivo di SCANDALO o di INTOPPO a nessuno. Proprio NESSUNO.

Purtroppo oggi ci sono diversi ministri che insegnano per un salario; oppure ce ne sono altri che accumulano soldi dei fratelli e sorelle mentre sono nell’abbondanza (quindi avendo di che provvedersi di tutto il necessario al proprio sostentamento). Oppure ancora ce ne sono di quelli che mettono in vendita le cose relative alle cose del regno di Dio; e ci sono anche quelli che impongono il precetto della decima (che non va messo sui santi sotto la grazia).

Non vi fate sedurre con discorsi persuasivi di umana sapienza, i quali hanno una parvenza di essere giusti ma non sono secondo il senso di Dio, confermato dalla SOMMA DELLA PAROLA (ultimamente la somma della Parola non è più così importante per alcuni). Come sempre, bisogna esaminare ogni cosa dottrina, ogni condotta, qualsiasi cosa con la somma della Parola e resistere in faccia a TUTTI coloro, indipendente di chi sia e senza riguardi personali, che non si attengono alla somma di esse. Non vi dovete basare e confidare nell’uomo perchè l’uomo che confida nell’uomo è maledetto (cfr Ger 17:5) ma ogni cosa dev’essere vagliata con la Parola di Dio.

“I suoi capi giudicano per un dono, i suoi sacerdoti insegnano per un salario, i suoi profeti compiono divinazioni per denaro; tuttavia si appoggiano all’Eterno e dicono: «Non è forse l’Eterno in mezzo a noi? Non ci verrà addosso alcuna sventura».” (Mi 3:11)

Haiaty Varotto

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