Vuoi tu proprio annullare i disegni di Dio?
“Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così son le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.” (Is 55:9)
I piani di Dio e i suoi disegni sono imperscrutabili. Non si possono investigare e non si possono conoscere. Però, anche se non si possono investigare, coloro che lo amano devono imparare a confidare in Lui in qualsiasi situazione, principalmente nelle distrette e nelle sofferenze, quando non capiscono le cose che stanno accadendo.
E’ veramente importante per un credente imparare ad accettare la volontà di Dio, sia nel bene quando le cose vanno bene ma anche quando si tratta di enormi lotte, di enormi tribolazioni e di enormi sofferenze (sia fisiche che afflizioni nel cuore).
Questo perché il credente deve riconoscere che Dio può tutto e che nessuno può impedire un suo disegno; deve riconoscere che tutte le sue vie sono giuste e buone e che la sua intelligenza e la sua sapienza sono infinite. Infatti Dio conosce ogni cosa e la sua conoscenza è infinita; noi invece siamo carne e polvere e conosciamo veramente poco.
Quando Giobbe soffrì in mezzo alle afflizioni, parlò usando parole prive di senno per il quale fu poi ripreso dall’Onnipotente con queste parole:
“«Chi è costui che oscura i miei disegni con parole prive di senno?” (Gb 38:2)
Inoltre l’Eterno pose delle domande a Giobbe proprio per mostragli che lui non sapeva nulla e che dunque non si poteva mettere a censurare l’Onnipotente per quello che stava facendo.
Ecco le domande che l’Eterno pose a Giobbe, che devono far riflettere chiunque si trovi in una situazione di grande afflizione affinché riconosca che non sa nulla e che anche lui/lei non si deve mettere a censurare l’Eterno e le sue vie o ad offuscare i suoi disegni, i suoi propositi facendo discorsi e ragionamenti privi di senno:
“«Chi è costui che oscura i miei disegni con parole prive di senno? Orsù, cingiti i lombi come un prode; io ti farò delle domande e tu insegnami!Dov’eri tu quand’io fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza. Chi ne fissò le dimensioni? giacché tu il sai! O chi tirò sovr’essa la corda da misurare? Su che furon poggiate le sue fondamenta, o chi ne pose la pietra angolare quando le stelle del mattino cantavan tutte assieme e tutti i figli di Dio davan in gridi di giubilo? Chi chiuse con porte il mare balzante fuor dal seno materno, quando gli detti le nubi per vestimento e per fasce l’oscurità, quando gli tracciai de’ confini, gli misi sbarre e porte, e dissi: ‘Fin qui tu verrai, e non oltre; qui si fermerà l’orgoglio de’ tuoi flutti?’ Hai tu mai, in vita tua, comandato al mattino? o insegnato il suo luogo all’aurora, perch’ella afferri i lembi della terra, e ne scuota via i malvagi? La terra si trasfigura come creta sotto il sigillo, e appar come vestita d’un ricco manto; i malfattori sono privati della luce loro, e il braccio, alzato già, è spezzato. Sei tu penetrato fino alle sorgenti del mare? hai tu passeggiato in fondo all’abisso? Le porte della morte ti son esse state scoperte? Hai tu veduto le porte dell’ombra di morte? Hai tu abbracciato collo sguardo l’ampiezza della terra? Parla, se la conosci tutta! Dov’è la via che guida al soggiorno della luce? E la tenebra dov’è la sua dimora? Le puoi tu menare verso i loro dominî, e sai tu bene i sentieri per ricondurle a casa? Lo sai di sicuro! ché tu eri, allora, già nato, e il numero de’ tuoi giorni è grande!… Sei tu entrato ne’ depositi della neve? Li hai visti i depositi della grandine ch’io tengo in serbo per i tempi della distretta, pel giorno della battaglia e della guerra? Per quali vie si diffonde la luce e si sparge il vento orientale sulla terra? Chi ha aperto i canali all’acquazzone e segnato la via al lampo dei tuoni, perché la pioggia cada sulla terra inabitata, sul deserto ove non sta alcun uomo, e disseti le solitudini desolate, sì che vi germogli e cresca l’erba? Ha forse la pioggia un padre? o chi genera le gocce della rugiada? Dal seno di chi esce il ghiaccio, e la brina del cielo chi la dà alla luce? Le acque, divenute come pietra, si nascondono, e la superficie dell’abisso si congela. Sei tu che stringi i legami delle Pleiadi, o potresti tu scioglier le catene d’Orione? Sei tu che, al suo tempo, fai apparire le costellazioni e guidi la grand’Orsa insieme a’ suoi piccini? Conosci tu le leggi del cielo? e regoli tu il dominio di esso sulla terra? Puoi tu levar la voce fino alle nubi, e far che abbondanza di pioggia ti ricopra? I fulmini parton forse al tuo comando? Ti dicono essi: ‘Eccoci qua’? Chi ha messo negli strati delle nubi sapienza, o chi ha dato intelletto alla meteora? Chi conta con sapienza le nubi? e gli otri del cielo chi li versa allorché la polvere stemperata diventa come una massa in fusione e le zolle de’ campi si saldan fra loro? Sei tu che cacci la preda per la leonessa, che sazi la fame de’ leoncelli quando si appiattano nelle tane e si mettono in agguato nella macchia? Chi provvede il pasto al corvo quando i suoi piccini gridano a Dio e vanno errando senza cibo?
Sai tu quando le capre selvagge delle rocce figliano?
Hai tu osservato quando le cerve partoriscono? Conti tu i mesi della lor pregnanza e sai tu il momento in cui debbono sgravarsi? S’accosciano, fanno i lor piccini, e son tosto liberate delle loro doglie; i lor piccini si fanno forti, crescono all’aperto, se ne vanno, e non tornan più alle madri.
Chi manda libero l’onàgro, e chi scioglie i legami all’asino selvatico, al quale ho dato per dimora il deserto, e la terra salata per abitazione? Egli si beffa del frastuono della città, e non ode grida di padrone. Batte le montagne della sua pastura, e va in traccia d’ogni filo di verde.
Il bufalo vorrà egli servirti o passar la notte presso alla tua mangiatoia? Legherai tu il bufalo con una corda perché faccia il solco? erpicherà egli le valli dietro a te? Ti fiderai di lui perché la sua forza è grande? Lascerai a lui il tuo lavoro? Conterai su lui perché ti porti a casa la raccolta e ti ammonti il grano sull’aia?
Lo struzzo batte allegramente l’ali; ma le penne e le piume di lui son esse pietose? No, poich’egli abbandona sulla terra le proprie uova e le lascia scaldar sopra la sabbia. Egli dimentica che un piede le potrà schiacciare, e che le bestie dei campi le potran calpestare. Tratta duramente i suoi piccini, quasi non fosser suoi; la sua fatica sarà vana, ma ciò non lo turba, ché Iddio l’ha privato di sapienza, e non gli ha impartito intelligenza. Ma quando si leva e piglia lo slancio, si beffa del cavallo e di chi lo cavalca.
Sei tu che dài al cavallo il coraggio? che gli vesti il collo d’una fremente criniera? Sei tu che lo fai saltar come la locusta? Il fiero suo nitrito incute spavento. Raspa la terra nella valle ed esulta della sua forza; si slancia incontro alle armi. Della paura si ride, non trema, non indietreggia davanti alla spada. Gli risuona addosso il turcasso, la folgorante lancia e il dardo. Con fremente furia divora la terra. Non sta più fermo quando suona la tromba. Com’ode lo squillo, dice: Aha! e fiuta da lontano la battaglia, la voce tonante dei capi, e il grido di guerra.
È l’intelligenza tua che allo sparviere fa spiccare il volo e spiegar l’ali verso mezzogiorno? È forse al tuo comando che l’aquila si leva in alto e fa il suo nido nei luoghi elevati? Abita nelle rocce e vi pernotta; sta sulla punta delle rupi, sulle vette scoscese; di là spia la preda, e i suoi occhi miran lontano. I suoi piccini s’abbeveran di sangue, e dove son de’ corpi morti, ivi ella si trova».
Il censore dell’Onnipotente vuole ancora contendere con lui? Colui che censura Iddio ha egli una risposta a tutto questo?»
…
«Orsù, cingiti i lombi come un prode; ti farò delle domande e tu insegnami! Vuoi tu proprio annullare il mio giudizio? condannar me per giustificar te stesso?
Hai tu un braccio pari a quello di Dio? o una voce che tuoni come la sua? Su via, adornati di maestà, di grandezza, rivestiti di splendore, di magnificenza! Da’ libero corso ai furori dell’ira tua; mira tutti i superbi e abbassali! Mira tutti i superbi e umiliali! e schiaccia gli empi dovunque stanno! Seppelliscili tutti assieme nella polvere, copri di bende la lor faccia nel buio della tomba! Allora, anch’io ti loderò, perché la tua destra t’avrà dato la vittoria.
Guarda behemoth che ho fatto al par di te; esso mangia l’erba come il bove. Ecco la sua forza è nei suoi lombi, e il vigor suo nei muscoli del ventre.Stende rigida come un cedro la coda; i nervi delle sue cosce sono intrecciati insieme. Le sue ossa sono tubi di rame; le sue membra, sbarre di ferro. Esso è il capolavoro di Dio; colui che lo fece l’ha fornito di falce, perché i monti gli producon la pastura; e là tutte le bestie de’ campi gli scherzano intorno. Si giace sotto i loti, nel folto de’ canneti, in mezzo alle paludi. I loti lo copron dell’ombra loro, i salci del torrente lo circondano. Straripi pure il fiume, ei non trema; rimane calmo, anche se avesse un Giordano alla gola. Potrebbe alcuno impadronirsene assalendolo di fronte? o prenderlo colle reti per forargli il naso?
Prenderai tu il Leviathan all’amo? Gli assicurerai la lingua colla corda? Gli passerai un giunco per le narici? Gli forerai le mascelle con l’uncino? Ti rivolgerà egli molte supplicazioni? Ti dirà egli delle parole dolci? Farà egli teco un patto perché tu lo prenda per sempre al tuo servizio? Scherzerai tu con lui come fosse un uccello? L’attaccherai a un filo per divertir le tue ragazze? Ne trafficheranno forse i pescatori? Lo spartiranno essi fra i negozianti? Gli coprirai tu la pelle di dardi e la testa di ramponi? Mettigli un po’ le mani addosso!… Ti ricorderai del combattimento e non ci tornerai! Ecco, fallace è la speranza di chi l’assale; basta scorgerlo e s’è atterrati. Nessuno è tanto ardito da provocarlo. E chi dunque oserà starmi a fronte? Chi mi ha anticipato alcun che perch’io glielo debba rendere? Sotto tutti i cieli, ogni cosa è mia. E non vo’ tacer delle sue membra, della sua gran forza, della bellezza della sua armatura. Chi l’ha mai spogliato della sua corazza? Chi è penetrato fra la doppia fila dei suoi denti? Chi gli ha aperti i due battenti della gola? Intorno alla chiostra de’ suoi denti sta il terrore. Superbe son le file de’ suoi scudi, strettamente uniti come da un sigillo. Uno tocca l’altro, e tra loro non passa l’aria. Sono saldati assieme, si tengono stretti, sono inseparabili. I suoi starnuti danno sprazzi di luce; i suoi occhi son come le palpebre dell’aurora. Dalla sua bocca partono vampe, ne scappan fuori scintille di fuoco. Dalle sue narici esce un fumo, come da una pignatta che bolla o da una caldaia. L’alito suo accende i carboni, e una fiamma gli erompe dalla gola. Nel suo collo risiede la forza, dinanzi a lui salta il terrore. Compatte sono in lui le parti flosce della carne, gli stanno salde addosso, non si muovono. Il suo cuore è duro come il sasso, duro come la macina di sotto. Quando si rizza, tremano i più forti, e dalla paura son fuori di sé. Invano lo si attacca con la spada; a nulla valgon lancia, giavellotto, corazza. Il ferro è per lui come paglia; il rame, come legno tarlato. La figlia dell’arco non lo mette in fuga; le pietre della fionda si mutano per lui in stoppia. Stoppia gli par la mazza e si ride del fremer della lancia. Il suo ventre è armato di punte acute, e lascia come tracce d’erpice sul fango. Fa bollire l’abisso come una caldaia, del mare fa come un gran vaso da profumi. Si lascia dietro una scia di luce; l’abisso par coperto di bianca chioma.
Non v’è sulla terra chi lo domi; è stato fatto per non aver paura. Guarda in faccia tutto ciò ch’è eccelso, è re su tutte le belve più superbe».” (Giobbe 38, 39, 40, 41)
Queste parole che Dio disse e queste domande che l’Eterno fece a Giobbe fanno veramente riflettere tanto il savio di cuore e ci fanno proprio capire che noi non siamo nulla, che non sappiamo nulla, e che non ci possiamo mettere a discutere, a contendere e a censurare l’Onnipotente; noi non possiamo in nessun modo offuscare i suoi disegni; Egli è colui che sta assiso sul globo della terra e che può ogni cosa e che nulla può impedire un suo disegno di essere portato a compimento.
Quello che noi possiamo (e dobbiamo) fare è rimetterci nelle sue mani, essere pazienti, perseverare nella preghiera cercando il consolo e il sostegno che viene da Lui, confidare pienamente in lui e accettare il suo piano e il suo disegno per noi.
Dobbiamo imitare il nostro Signore e salvatore Gesù Cristo il quale, sapendo le sofferenze che doveva passare e la morte che doveva morire, disse:
“Padre, se tu vuoi, allontana da me questo calice! Però, non la mia volontà, ma la tua sia fatta.” (Lc 22:42)
Gesù disse quelle parole perché era vero uomo, un esempio da imitare, altro che codardo e vigliacco, come alcuni eretici malvagi lo vogliono far passare.
Dunque fratelli e sorelle nel Signore imparate ad accettare la volontà di Dio, imitando Gesù Cristo e riconoscendo che siamo vasi nelle sue mani, che non sappiamo nulla e che nulla può impedire l’Eterno di portare a compimento i suoi disegni. Siate sempre umili e non insuperbitevi nel cospetto dell’Eterno.
Haiaty Varotto