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Posted by on Ago 13, 2022 | 0 comments

Sulla dottrina di Butindaro secondo la quale i ministri nell’abbondanza possono continuare a ricevere offerte dai fratelli

Butindaro afferma che i ministri di Dio che si vengono a trovare nell’abbondanza hanno il diritto di ricevere libere offerte dai fratelli che desiderano fare parte dei loro beni. Lo ha scritto in uso post pubblico su Facebook dicendo che Giuseppe Piredda sosteneva la seguente “eresia”:

“insegna che i ministri dell’Evangelo che per volontà di Dio si vengono a trovare nell’abbondanza non hanno il diritto di ricevere libere offerte dai fratelli che desiderano fare loro parte dei loro beni in ubbidienza alla Parola di Dio;”.

Lo potete vedere qui.

Ora, io ritengo che una tal dottrina non sia corretta biblicamente e nemmeno secondo rettitudine, ma anche se lo fosse, comunque la carità e gli esempi degli apostoli porterebbero qualsiasi ministro che li vuole seguire a non esercitare un tal diritto.

Ora faccio alcune considerazioni e così vediamo il perchè sono giunto a questa conclusione e quali erano invece i sentimenti degli apostoli e dell’apostolo Paolo.

  • Gli apostoli ricevevano il ricavato delle cose vendute dagli altri discepoli e distribuiva a ciascuno secondo il bisogno. Non si tenevano per loro una parte a scapito dei bisognosi presenti nella chiesa.

E’ scritto:

“La moltitudine di quelli che avevano creduto era d’un sol cuore e di un’anima sola; non vi era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva, ma tutto era in comune tra di loro. Gli apostoli, con grande potenza, rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù; e grande grazia era sopra tutti loro. Infatti non c’era nessun bisognoso tra di loro; perché tutti quelli che possedevano poderi o case li vendevano, portavano l’importo delle cose vendute, e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno, secondo il bisogno.” (Atti 4:32-35).

Qui vediamo come agivano gli apostoli: ricevevano il ricavato della vendita delle cose dei discepoli e li DISTRIBUIVANO A CIASCUNO SECONDO IL BISOGNO. Non si tenevano le cose tra di loro, nemmeno un parte citando il diritto di vivere dell’evangelo, ma le distribuivano a tutti secondo il bisogno e ciò secondo il principio di uguaglianza presente nella legge e predicato dall’apostolo Paolo. Ma vi immaginate se Pietro, anziché distribuire a ciascuno secondo il bisogno, invece si tenesse tutto in una sacca citando il diritto di vivere del vangelo? Ma vi immaginate se Pietro si tenesse le sue proprietà (se le avesse) mentre gli altri vendevano le loro e in più continuava a ricevere le offerte degli altri? Ma secondo voi i discepoli che davano le offerte cosa avrebbero pensato o detto? Sarebbero rimasti colpiti per la sua rettitudine o l’avrebbero ammonito severamente?

  • L’apostolo Paolo predicava il principio di uguaglianza

“Poichè questo non si fa per recar sollievo ad altri ed a aggravio a voi, ma per principio di uguaglianza; nelle attuali circostanze, la vostra abbondanza serve a supplire al loro bisogno, onde la loro abbondanza supplisca altresì al bisogno vostro, affinchè ci sia uguaglianza , secondo che è scritto: “Chi aveva raccolto molto non n’ebbe di soverchio, e chi aveva raccolto poco, non n’ebe mancanza” (2 Co 8:13-15)

L’apostolo Paolo predicava il principio di uguaglianza che consiste nel distribuire a ciascuno secondo il bisogno affinché chi è nell’abbondanza supplisca al bisogno dei bisognosi. Questo principio non è valido soltanto per i semplici credenti ma anche per i ministri. Quindi se un ministro si trova nell’abbondanza deve anche lui pensare a coloro che sono nel bisogno e, oltre anche lui contribuire ai bisogno dei bisognosi, non dovrebbe esercitare il suo diritto di gravare sulla chiesa in modo tale che il denaro che andava per sostenerlo, del quale non ne ha alcun bisogno, vada invece a supplire ai bisogni della chiesa. Non va bene che un ministro del vangelo, che non ha alcun bisogno materiale e che vive nell’abbondanza, continui a ricevere offerte mentre nella chiesa ci siano coloro che siano nel bisogno.

  • L’apostolo Paolo era pronto a non essere un peso  sulla chiesa

E’ scritto:


“Infatti voi stessi sapete come ci dovete imitare: perché non ci siamo comportati disordinatamente tra di voi; né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di nessuno, ma con fatica e con pena abbiamo lavorato notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi. Non che non ne avessimo il diritto, ma abbiamo voluto darvi noi stessi come esempio, perché ci imitaste. Infatti, quando eravamo con voi, vi comandavamo questo: che se qualcuno non vuole lavorare, neppure deve mangiare. 1Difatti sentiamo che alcuni tra di voi si comportano disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose futili. Ordiniamo a quei tali e li esortiamo, nel Signore Gesù Cristo, a mangiare il proprio pane, lavorando tranquillamente.” (2 Tess 3:7-11).


L’apostolo Paolo, pur di non essere di peso alla chiesa, ha rinunciato al suo diritto di vivere dell’evangelo ma si è messo a lavorare. Ora, se lo ha fatto mentre non aveva alcun bene tale da potersi mantenere, secondo voi avrebbe mai potuto essere di peso alla chiesa se fosse nell’abbondanza e avesse ereditato case e ricchezze? No, non avrebbe fatto ma sicuramente avrebbe fatto in modo che i santi che gli davano offerte non ne sentissero il peso e che tali offerte fossero destinate i bisognosi. Stiamo parlando di un ministro di Cristo! Ma poi perchè dico “peso” anche se si tratta di offerte volontarie? Perchè anche se uno dà con un cuore allegro comunque potrebbe essere che si sta togliendo di ciò di cui necessita per poterlo fare, perchè vuole ubbidire al Signore e fare cosa gradita al Signore.

  • L’apostolo Paolo era pronto a non fare uso del suo diritto del vangelo per non creare ostacolo al vangelo

E’ scritto:


“Se altri hanno questo diritto su di voi, non lo abbiamo noi molto di più? Ma non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi, sopportiamo ogni cosa per non creare alcun ostacolo al vangelo di Cristo.” (1 Co 9:12).


Paolo era pronto a sopportare ogni cosa per non creare alcun ostacolo al vangelo. Se lui, non avendo di che mantenersi, aveva questo cuore, secondo voi se fosse nell’abbondanza e non avesse bisogno materiale alcuno, avrebbe rischiato di continuare a valersi del suo diritto del vangelo e di creare ostacolo al vangelo? No, se lo ha fatto quando era nel bisogno quanto più l’avrebbe fatto se fosse nell’abbondanza perché il suo cuore era quello di non essere in cosa alcuna un motivo di ostacolo o di scandalo. Avrebbe preferito morire piuttosto che qualcuno rendesse vano il suo vanto, secondo che è scritto: “Io però non ho fatto alcun uso di questi diritti, e non ho scritto questo perché si faccia così a mio riguardo; poiché preferirei morire, anziché vedere qualcuno rendere vano il mio vanto.” (1 Co 9:15)

  • L’apostolo Paolo era pronto a non fare cosa alcuna che potesse scandalizzare gli altri

E’ scritto:

“Ma badate che questo vostro diritto non diventi un inciampo per i deboli.”(1 Co 8:9).

L’apostolo Paolo era pronto a non esercitare un suo diritto nel caso in cui questo suo diritto fosse motivo di scandalo per qualcuno nella chiesa. Questo era il suo sentimento, non quello di pensare “chi se ne importa, sono problemi loro”. E perché era pronto a ciò? Perché li amava veramente e il suo desiderio era che stessero sempre tranquilli e senza turbamento alcuno e che non fossero scandalizzati al punto di perire. Quindi anche accettando che un ministro abbia il diritto di continuare a ricevere offerte mentre non ha alcun bisogno e mentre si trova nell’abbondanza, comunque se ci sono dei fratelli che da questa condotta ne sono scandalizzati, allora per carità il ministro dovrebbe non far valere un tal diritto. 

  • L’apostolo Paolo ci teneva alla massima trasparenza quando si trattava di offerte per gli altri, e quindi lo stesso si applicava a lui

E’ scritto:

“Evitiamo così che qualcuno possa biasimarci per quest’abbondante colletta che noi amministriamo; perché ci preoccupiamo di agire onestamente non solo davanti al Signore, ma anche di fronte agli uomini.” (2 Co 8:20-21)

L’apostolo Paolo aveva come sentimento quello di avere la massima trasparenza quando si trattava di colletta (e quindi offerte) destinate ad altre. Lui si preoccupava che nessuno potesse biasimarlo e si preoccupava di agire onestamente nel cospetto sia di Dio ma anche degli uomini. Ora, se lui si preoccupava di agire cosi per quanto riguarda offerte verso altri, secondo voi non avrebbe fatto lo stesso verso le offerte destinate a lui? Avrebbe mai potuto riprendere qualcuno che gli chiedesse a riguardo delle offerte e lui rivolte? E se qualcuno avesse scoperto che lui avesse altri beni come case e ricchezze, e fosse andato da lui a chiedere conto, avrebbe mai potuto riprenderli e dire loro di fare gli affari propri? Ma riuscite a vedere l’apostolo Paolo avere un simile comportamento? Io no.

CONCLUSIONE

Ora vi faccio un semplice ragionamento: se in una ipotetica chiesa locale c’è un pastore,dottore,profeta,apostolo,evangelista che vive nell’abbondanza e ci sono diversi fratelli e sorelle che sono in difficoltà economica, secondo voi, davanti a Dio, cos’è giusto fare: dare al ministro che è nell’abbondanza perché è suo diritto vivere dell’evangelo, il quale non ne ha alcun bisogno e se li metterà da parte, oppure destinare quei soldi a chi è nel bisogno, secondo il principio di uguaglianza? Io dico con certezza la seconda. E’ vero che il mantenere un ministro del vangelo è diverso rispetto ad aiutare i bisognosi MA se il ministro ha di che mantenersi non è giusto che “pesi” sulla chiesa a scapito di chi è in difficoltà.  E’ una grande ingiustizia e sicuramente l’Eterno non può approvare una simile cosa. Se io posso contribuire con una certa somma al mese e sono posto davanti a due scelte: o dare al ministro benestante perché sta esercitando il suo diritto dell’evangelo anche se non ne ha alcun bisogno oppure dare ad una famiglia nel bisogno, io non riuscirei in nessun modo a lasciare chi è nel bisogno per dare al ministro benestante. Non ha alcun senso secondo giustizia e secondo il principio di uguaglianza. E’ una cosa proprio che chiunque abbia un pò di rettitudine non riuscirebbe a fare. Lo Spirito Santo ti farebbe subito sentire che c’è un ingiustizia in atto. La coscienza lo accuserebbe del continuo!

Poi Butindaro dice che i ministri hanno il diritto di ricevere le offerte, ma se dice questo, dovrebbe anche dire che se hanno questo diritto allora hanno anche il dovere verso la chiesa a far sapere come sono spesi questi soldi, se per cose lecite come il pagamento del cibo, della casa, delle utenze oppure per andare a mangiare al ristorante o a fare viaggi o cose simili. Se anche uno accettasse che i ministri hanno il diritto sempre e comunque di vivere alle spalle della chiesa indipendentemente del loro proprio stato economico, bisogno altresì far sapere in maniera trasparente esattamente la fine che fanno quelle offerte e a cose sono destinate. Un ministro del vangelo deve vere LA MASSIMA TRASPARENZA perché è un ambasciatore di Cristo, un personaggio pubblico che viene preso come riferimento da molti nella chiesa e pertanto deve in ogni modo non dare motivo alcuno di scandalo né di dubbio sul proprio modo di agire, principalmente per quanto riguarda il denaro. 

Invece riguardo al  diritto di vivere del vangelo, sappiate che consiste nell’essere mantenuto nelle cose necessarie per vivere (casa, cibo, utenze) affinché il ministro si dedichi completamente al servizio del signore e non si debba preoccupare di lavorare o di fare altro. L’ho spiegato qui che cosa consiste il diritto di vivere nel vangelo e in che cosa non consiste.

Dunque per quanto mi riguarda, il continuare a ricevere offerte mentre si è nell’abbondanza a scapito di chi è nel bisogno, anche esercitando un proprio diritto, e il non essere trasparente, nè sulla propria e reale condizione economica e nè su che fine fanno tali offerte,  sono entrambi cose che io non approvo, che non posso accettare e che sono da biasimare.

Haiaty Varotto

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